…le ragioni di “fondo”…
Sperimentare il teatro che favorisce la creatività e libera dagli schemi, promuove l’integrazione e la partecipazione.
Percorrere un’esperienza che non emargina nessuno, ma rappresenta uno strumento privilegiato per avviare percorsi di “discriminazione positiva”, ossia strategie capaci di valorizzare le capacità, piccole o grandi, di tutti.
Sviluppare “l’agire”, dentro un gruppo eterogeneo, attraverso il linguaggio specifico del teatro, in funzione di ricerca e di comunicazione.
Ricercare, in modo “volutamente” esagerato, l’atteggiamento e la capacità corale.
Indagare la corporeità in tutti i suoi aspetti, ponendosi sempre nell’ottica di non offrirsi soluzioni preconfezionate e definite, ma di stimolarsi all’individuazione di risposte espressivo-creative molto soggettive e personali.
Collegare il teatro, il teatro amatoriale, il teatroEDUCAZIONEpermanente con l’esterno e viceversa.
Riflettere sul rinnovamento drammaturgico che, ai più attenti tra i teatranti, gli studiosi, i docenti, sembra farsi strada sia a livello tematico che formale.
Avviare una documentazione organica sulle esperienze, data la compresenza di archetipi, di stereotipi e di novità.
Promuovere lo sviluppo teatrale degli attori / allievi in una direzione più organizzata, verso una produzione teatrale autonoma.
Il nostro far “teatro” è un’azione artigianale, un’esperienza che ci è costata, che ci costa, che non sarà mai un business… è quanto di più umano esista… è la cosa più effimera e per sua natura va consumata nel momento in cui si fa… è ormai qualcosa di irrinunciabile, fa parte della nostra vita, siamo cresciuti con lui e non potremmo mai più farne a meno… è il corpo, che nella sua totalità espressiva, percorre, sperimentandoli, gli ambiti recitativi, mimici e gestuali della comunicazione… è drammaturgia, improvvisazione, training fisico, relazione con i ritmi, musica, danza, oggetti/accessorio scelti da ciascuno come dilatazione possibile della propria ricerca; sonorità della voce, vocalità nel suo essere straordinariamente “elemento fisico”, nella sua accezione più ampia di “prolungamento del corpo”… è soffio/suono/voce, parola, gesto e corpo in movimento spazio/temporale, che nella loro completezza, definiscono un modo di rappresentare “originale” e connotativo del gruppo… è uno spazio, una stanza magica dentro la quale ogni “bambino”, giocando, impara le cose del mondo senza essere costretto a rinunciare a quello straordinario patrimonio di facoltà mimetiche, gesti, pensieri, visioni e esperienze che, fin dalla nascita, lo collegano intimamente al mondo stesso… è laboratorio come il luogo dello sguardo… è percorso di esplorazione percettiva… è tempo lungo di sperimentazione degli elementi della natura, che offe la possibilità di “lasciarsi realmente essere” in ciò che si fa’… Non di amore, né di denaro, né di cielo, siamo andati alla ricerca di qualcosa d’altro, forse della nostra identità, nell’imparare a “fare” il teatro e proprio lì, dentro di “lui”, ci siamo rispecchiati e finalmente ritrovati.
“Essere padroni del proprio mestiere significa innanzi tutto saper preparare la tempesta che ci sgomenterà, significa sapere come resistere senza fuggire verso soluzioni facili […] Cosa vuol dire disorientare il percorso di lavoro? Vuol dire non tener conto solo di un obiettivo, e orientarsi contemporaneamente in due, tre, quattro direzioni diverse. Come un veliero che vuol dirigersi a Occidente, mentre il vento soffia da sud e le correnti sottomarine spingono verso est. L’equilibrio fra queste tensioni è la rotta creativa. La tensione fra forze divergenti, contrapposte, o semplicemente contigue può anche determinare la catastrofe. Ma se si riesce a domare queste forze, a scoprire il tipo di relazioni che esistono fra di loro, se si riesce cioè a farle convivere, intrecciarle e comporle, invece della catastrofe si raggiunge la densità”. _ Il prossimo spettacolo _ Eugenio Barba
Molte volte (a me Elena attrice) mi è capitato di ascoltare questa che è quasi una fiaba, sospesa tra realtà e illusione. E credo che sia giusto e doveroso riportarla qui, linea tracciata in parole, per renderla ETERNA. Mi siedo accanto a voi, oppure no, sono sola, a pensare. Piana Battolla, paesino ligure, non è grande né fiabesco. Tutta l’essenza della sua creatività si può ritrovare in una stanza della scuola secondaria. Pareti nere, colme di parole. Quegli stessi muri, diciassette anni fa (1993) videro nascere “IL LABORATORIO DEGLI EX…QUELLI CHE IL TEATRO”. Ragazzi reduci dall’esperienza nella scuola, si riunirono ancora sotto la direzione della prof.ssa Anna Maria Rosa Girani. Sentivano il BISOGNO DI TEATRO…teatro per scoprirsi, cercare una risposta alla fatidica domanda ”CHI SONO IO ?” attraverso i sentieri della comunicazione. E credetemi, ascoltate pure quelle pareti macchiate di sudore: non è un percorso facile, ecco si potrebbe definire una scelta di vita. Un cercare di liberarsi dalle imposizioni della società, facendo emergere il nostro io tanto agognato. Gabbie lucchetti chiavi: c’è tutto. E d’un tratto si apre un’altra scena: ottobre 2000, la nascita dell’ Associazione Culturale Teatrale_Compagnia “QUELLI CHE IL TEATRO…” affiliata alla F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatori). Una nuova ricerca, volti nuovi e volti antichi, in un proseguire e approfondire il legame TEATRO – DIVERSITA’. Differenti identità culture sogni. Teatro allora per comunicare tutto questo. Avete mai pensato ai sentieri delle fate? Vie perse, dimenticate, comunicazione in ogni atomo di materia. Perché non esistono solo le parole, vedete, ci sono gesti, sguardi… In ogni momento comunichiamo pensieri e impressioni, anche ciò che vorremmo nascondere, paura ansia eccitazione. Il mondo non si limita ad un quadrato di terra dentro ad una gabbia, è un universo di possibilità infinite e impensate. Ecco la ricerca compiuta fra quelle mura pareti nere rivoli d’acqua rabbia dolore felicità immensa. Ciascuno di noi immerso in un percorso di crescita come attore – uomo, qualunque sia l’età, la storia, l’identità. PERCHE’, PERCHE’, PERCHE’? Cerchiamo tutti la risposta alla stessa domanda, e spettacolo, teatro, vuol dire anche spingere lo spettatore ad interrogarsi. Domande – sentieri che conducono in un universo che è tutto ciò che non osiamo permetterci, le nostre paure, i sogni, le ambizioni, la voglia di giocare e di tornare ad essere un po’ bambini. Mille e mille mondi in ognuno di noi, e allora, allora io pongo una domanda: perché teatro per condannare i modi di essere, i diversi ideali? Perché…non siamo noi portatori di quegli stessi ideali, attraverso questo mezzo, alternativo, dimenticato, vicino alla gente e malleabile? No, no, è assurdo. E in tutti questi anni, la Compagnia “QUELLI CHE IL TEATRO…” ha cercato di non dimenticarlo, e di tener presente, tra queste pareti nere, paese qualunque due parole: TEATRO – COERENZA. Null’ altro!