OLTRE IL PONTE COMINCIA L’AMORE…
Riflessione drammaturgica SPERIMENTALE _ ispirata a vissuti_testimonianze attorno alla tematica della “resistenza”
Una marcia…Centinaia, migliaia di sagome perse nella grigia foschia…Forse chi si trovasse di fronte a quei volti potrebbe pensare ad un mosaico.
Sono strani, i mosaici, quasi ingannatori; cento e cento facce, punti di vista, milioni di storie perse fra quelle pietre colorate…Come quegli occhi: paiono voler dire un’infinità di cose, vomitarci addosso la rabbia,il dolore che hanno dentro. La tristezza che li invade, in un manto grigio, bagnato, fatto di terra e fango lungo pendii persi nella foschia: un mattino che deve ancora venire. Eppure, dentro ai loro occhi, riesci a scorgere la trama di quei disegni, terribili e affascinanti…E tra le ombre spicca la figura del comandante: nostalgica, malinconica, piena di speranza nell’affidare le sue memorie a quella figlia che è l’unica cosa che gli sopravviverà.
…i figli…quei figli conforto di padri e madri in procinto di morire…non è un equivoco, oppure si, sono lì, tra celle buie, gemiti, freddo, ad addolcire le ultime ore con il ricordo dei genitori. Vivi li credono…E invece no, sono lì, tutti, lontani e destinati a ritrovarsi, prima o poi…Occhi a cercare, a scrutare il mosaico, alla ricerca della giunzione,del punto; del ponte.
Ed è proprio questo il tentativo dello spettacolo: scoprire, analizzare quelle pietre e mostrare alla gente i legami…Ponti fra colli e montagne, sopra fiumi rossi di sangue…Ponti fra genitori e figli, ognuno alla ricerca dell’altro in un circolo vizioso.
E i legami, sono coloro che rimangono, ponti fra noi e loro, lontani, remoti…Donna, occhi azzurri, a raccontare la sua storia e il suo aver superato il ponte insieme agli altri, si, ma con il corpo del figlio ad attenderla, freddo ed etereo…Etereo come la voce dell’uomo-ragazzo, voce di chi è stato e non è più, voce di chi oltre il ponte ha trovato sangue, sangue su cui costruire ancora.
Una nuova società, un sogno diverso in cui chi ha vissuto non debba rinnegare la propria identità, bensì trovare una risposta alle proprie domande, continuando a portare quella speranza che ha guidato persone diverse verso un ideale comune ed un’identica, bestiale fine.